
Pelle di squalo e occhi di madreperla
Sulla spiaggia nera di Scari basta fermarsi un momento per vederli all’opera: pescatori dalla pelle temprata dal sale, gli occhi chiari come madreperla e le mani ruvide come pietra lavica. Con la bella stagione o sotto la pioggia d’inverno, escono in mare spinti da passione e necessità, perpetuando un mestiere che a Stromboli è memoria viva. Ogni gettata di rete racchiude gesti antichi, affinati in secoli di pratica e tramandati di padre in figlio.
Il secolo d’oro delle Tartane
Nell’Ottocento l’isola conobbe il suo apice economico: campi coltivati, vigneti di malvasia, cantine colme di capperi e pesce salato. In quel contesto florido nacquero le Tartane, robuste imbarcazioni a vela lunghe fino a 15 metri, costruite dai Maestri d’ascia strombolani. Solcavano il Tirreno e l’Adriatico esportando i sapori isolani—malvasia, olive, capperi—e rientravano cariche di grano, legumi e olio. Ogni viaggio era un ponte fra Stromboli, la Sicilia, la Sardegna e perfino Malta.
Le pescatrici delle Eolie
Non solo uomini: a Stromboli e nelle altre Eolie esisteva la figura delle pescatrici. Equipaggi totalmente femminili riconoscibili da un dettaglio curioso: remavano tenendo la poppa in avanti. Spesso portavano con sé i neonati, allattandoli fra un calata di nassa e l’altra. Queste donne forgiarono una pagina poco raccontata di storia marinaresca, dimostrando che il mare delle Eolie ha sempre avuto un cuore inclusivo e tenace.
Un patrimonio umano da custodire
Osservare oggi i pescatori di Stromboli significa sfogliare un libro di storia a cielo aperto. Le loro barche, i loro canti mattutini, i visi scolpiti dal vento sono testimonianze viventi di una cultura che non vuole scomparire. Conoscerli è un privilegio, raccontarli è un dovere.

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