
Le case eoliane: un respiro bianco tra pietra, vento e memoria
Camminando tra le strade delle Eolie, ancora si incontrano. Case bianche, silenziose, che raccontano un passato in cui tutto aveva un senso
Camminando tra le stradine di Stromboli, Filicudi o Alicudi, ti capita ancora di trovarle: case che sembrano ferme nel tempo. Bianche, massicce, silenziose. Ma ormai sono poche. Il resto è stato modificato, rifinito, trasformato per inseguire il comfort o il turismo. E qualcosa, in tutto questo, si sta perdendo.ù
Una casa che parlava il linguaggio del sole e del vento
I pergolati non erano mode, ma ingegno: la vite offriva ombra d’estate e luce d’inverno. E le terrazze, rivolte a sud, sfidavano il maestrale.
La casa eoliana non è solo una casa. È un modo di vivere.
Era semplice, sì, ma pensata con una sapienza che oggi quasi nessuno ricorda.
D’estate dentro si stava freschi, d’inverno si teneva il calore.
Non c’erano terrazze sul mare: quelle si mettevano a sud, verso la montagna, dove il vento non graffiava la pelle e il sole scaldava i muri.
Le finestrelle piccole guardavano il nord solo per difendersi dal freddo.
La vite come tetto, il vulcano come bussola
E poi la vite.
Altro che pergolati moderni con le incannucciate: loro usavano la vite vera, viva. In estate faceva ombra con le sue foglie larghe e i grappoli maturi. In inverno, spoglia, lasciava entrare la luce. Geniale.
Muri spessi, pietre vive, tetti di calce
Pomice, pietra morta, calce viva: ogni materiale aveva una funzione precisa. Le case erano resistenti, fresche, pronte al respiro del vulcano
I muri erano spessi, 60 o 80 centimetri, fatti di pietra lavica, pomice o pietra morta. Una barriera contro l’umidità, ma anche una protezione naturale dai tremori del vulcano. grazie anche alle poche fondamenta delle case e del soffitto antisismico.
Il soffitto? Alto fino a quattro metri, sostenuto da travi di legno, pietre leggere e incannucciate. Tutto fatto a mano, tutto con criterio.
Colori che raccontavano il mestiere
Verde per il contadino, blu per il pescatore. E tutto il resto, bianco. Non per estetica, ma per vivere meglio, con intelligenza e misura.
Ogni cosa aveva un senso. Anche i colori.
Le case erano tutte bianche, ma gli infissi raccontavano il mestiere di chi ci viveva:
verde per i contadini, blu per i pescatori.
Un’eredità che rischia di sparire
Oggi molte case sono cambiate, adattate, snaturate. Ma quelle autentiche sono un patrimonio da difendere. Prima che il tempo le cancelli del tutto.
Oggi molte di queste case sono cambiate, e chi non le conosce magari non ci fa caso.
Ma chi le ha abitate, o ci è cresciuto accanto, lo sente.
Che quelle case non erano solo mura, erano memoria.
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